Fabio Vacchi Beethoven e la primavera ritrovata Prima esecuzione assoluta - Commissione del Maggio Musicale Fiorentino per il periodo Marzo - Maggio 2020
Wolfgang Amadeus Mozart Le nozze di Figaro, Ouverture Sinfonia in sol minore K. 550 Concerto in re minore K. 466 per pianoforte e orchestra - Si ringrazia Enel per il sostegno al progetto "Nuove musiche per questo tempo"
- Beethoven, e la primavera ritrovata Il brano nasce da una lettura approfondita di Fabio Vacchi delle Lettere dal Carcere di Nelson Mandela e dalla commissione di un melologo dalla Paris Mozart Orchestra sempre inerente alla figura del grande politico e Premio Nobel sudafricano. “Mi colpì l’energia positiva che Mandela attingeva dalla musica: dal jazz e dal rock&roll, con le loro sorgenti nel blues, e da Beethoven. Ma mi lasciò senza fiato – scrive Vacchi nel programma di sala - anche la sua forza d’animo, grazie alla quale le lettere che gli scrivevano amici e famigliari erano in grado, a suo dire, di far irrompere la primavera nella sua cella. Dentro di me è scattata una profonda associazione immaginifica con l’uscita dal lockdown, dalla paura e dall’ansia, giusto in tempo per ritrovare la primavera, la vita, e forse per cominciare a guardarla in un altro modo.”
Ouverture da Le nozze di Figaro Il 1 maggio 1786 debutta al Burgtheater di Vienna il primo dei tre capolavori realizzati da Mozart in collaborazione con Lorenzo Da Ponte: Le nozze di Figaro. La fonte letteraria è la tanto discussa commedia di Beaumarchais Le mariage de Figaro, colpevole di aver suscitato sospetti e timori per i suoi contenuti satirico-politici. Mozart riesce però ad aggirare l’ostacolo concentrando l’attenzione sulla girandola di equivoci amorosi, tranelli, sospetti, incontri clandestini e agnizioni che nelle Nozze si susseguono senza tregua. E così, fin dalle primissime battute della celeberrima Ouverture Mozart imprime alla sua musica un ritmo serratissimo, esuberante, irresistibile e quel vorticoso brulichìo di quartine degli archi ci trascina in un attimo nella folle journée di Figaro e compagni: è l’apoteosi del movimento allo stato puro, che sottolinea la concitazione di un giorno ricco di eventi e di aspettative come quello del matrimonio del protagonista.
Sinfonia n. 40 in sol minore K. 550 Il 1788 è l’anno che segna l’addio di Mozart al genere sinfonico con le ultime tre Sinfonie - K. 543, K. 550, K. 551 - realizzate in soli tre mesi e forse pensate come unico grande affresco sonoro. Nell’estate di quell’anno Mozart vive un periodo molto tormentato. Dopo lo scarso successo del Don Giovanni a Vienna, il compositore è angosciato dai debiti e provato dalle ristrettezze economiche e spera quindi di risollevarsi con quelle tre sinfonie composte di getto in uno straordinario impeto creativo. Tra la serenità che pervade la Sinfonia K. 543 e la grandiosità solenne della K. 551 Jupiter, la Sinfonia in sol minore K. 550 si distingue per il carattere “notturno” e dolente. I quattro movimenti della sinfonia (Molto Allegro - Andante - Minuetto - Allegro assai) accolgono al loro interno un nuovo sentimento di inquietudine profonda che serpeggia in orchestra dall’inizio alla fine. Se il primo movimento, privato della canonica introduzione lenta, spicca per l’attacco immediato affidato agli archi - tra i più suggestivi mai scritti - l’Andante che segue assume toni nobili ed elegiaci. Il Minuetto alterna severità barocca e movenze galanti, mentre l’Allegro assai (che ispirò anche lo Scherzo della Quinta Sinfonia di Beethoven) chiude l’opera con un moto rapido e inesorabile di forte impatto drammatico.
Concerto in re minore K. 466 per pianoforte e orchestra Negli anni che seguono il suo trasferimento a Vienna, Mozart divide la sue giornate tra attività compositiva e concerti come solista al pianoforte. Sono molti e di altissima fattura i concerti confezionati in quegli anni, prodotti per soddisfare le esigenze del pubblico viennese che tanto apprezzava il genere. Tuttavia con il passare del tempo Mozart trasforma il concerto per pianoforte e orchestra, ritenuto un genere di puro svago musicale, in qualcosa di nuovo, in un laboratorio dove sperimentare, pur nel rispetto della forma classica, nuove soluzioni espressive. Esempio perfetto di questa nuova concezione è il Concerto per pianoforte e orchestra in re minore K. 466 composto nel febbraio del 1785. Per la prima volta Mozart adotta in un concerto una tonalità tragica come il re minore, teatralizzando il confronto dialettico tra le due individualità sonore in campo. Nei tre movimenti (Allegro - Romanza - Rondò) vediamo solista e orchestra fronteggiarsi come due entità contrapposte in un clima carico di pathos. Rapide accensioni, continue oscillazioni tonali, ritmo incalzante e melodie inquiete sono al centro di quest’opera che rivela aspetti inediti della creatività mozartiana e che grazie a questa veste “pre-romantica” si assicurò il favore dei posteri. Entrato stabilmente in repertorio, si dice fosse il concerto mozartiano prediletto da Beethoven, che ne compose anche le cadenze.