8 e 9 novembre, doppio concerto sinfonico: sul podio la direttrice Glass Marcano
Doppio appuntamento sinfonico in programma in Sala Zubin Mehta: venerdì 8 e sabato 9 novembre – rispettivamente alle ore 20 e alle ore 18 la direttrice Glass Marcano sul podio alla guida dell’Orchestra del Maggio.
In cartellone, estratti da “West Side Story” e “Candide” di Leonard Bernstein e la celebre Sinfonia n. 9 “Dal nuovo mondo” di Antonín Dvořák.
Firenze, 5 novembre 2024 – Un doppio appuntamento sinfonico in programma al Teatro del Maggio: venerdì 8 novembre alle ore 20 e sabato 9 novembre alle ore 18 Glass Marcano - al suo debutto al Maggio e alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino - sul podio della Sala Zubin Mehta. La direttrice venezuelana si è formata nel formidabile programma di educazione musicale inventato da José Antonio Abreu, “El Sistema”, dove ha studiato direzione d’orchestra, ed è vincitrice di un premio speciale della giuria del prestigioso concorso “La maestra” organizzato dall’Orchestra Mozart di Parigi e dalla Philharmonie de Paris. A fianco della direttrice, nella sezione del programma dedicata a Bernstein, il soprano Génesis Moreno, anch’essa al suo esordio al Maggio e recente vincitrice del primo premio al "IX Concorso Alfredo Kraus” di Las Palmas nel 2023.
In apertura del concerto in entrambe le date, una serie di estratti da due delle più famose composizioni di Leonard Bernstein: le danze sinfoniche e il brano I feel pretty - prese da “West Side Story” - seguite dall’Ouverture e Glitter and be gay, estratte da “Candide”. Nell’esecuzione del brano I feel pretty protagoniste oltre a Moreno, Letizia Bertoldi, soprano; Aloisia De Nardis, soprano, e il mezzosoprano Janetka Hosco.
“West Side Story”, opera composta da Bernstein su libretto di Arthur Laurents e parole di Stephen Sondheim, debuttò al National Theatre di Washington nell’agosto del 1957 e raccolse immediatamente un enorme successo di critica e di pubblico; ambientato nell'Upper West Side della New York della metà degli anni ‘50, racconta delle rivalità tra due bande di adolescenti: gli Sharks e i Jets. In questo clima di odio e rivalità, Tony, un ex Jets e miglior amico del loro capo, Riff, si innamora di Maria, la sorella di Bernardo, il leader degli Sharks. West Side Story segnò un punto di svolta nel teatro musicale e fu capace di trasformare il musical in un genere capace di affrontare tematiche sociali delicate e rilevanti, distaccandosi dal concetto di puro intrattenimento.
“Candide” è un’operetta breve, in due atti, basata sull’omonima novella di Voltaire: il libretto originale del 1956 è firmato da Lillian Hellman ma dal 1974 spesso viene messa in scena con il libretto di Hugh Wheeler, più fedele al romanzo di Voltaire. L’opera racconta la storia di Candide, innamorato di Cunégonde, figlia del Barone del castello di Thunder-ten-tronckh in Westfalia dove sono cresciuti. Il dottor Pangloss, il loro tutore, insegna loro che tutto in questo mondo fa parte del piano universale di Dio. Dopo molte avventure tra gesuiti bellicosi e i saggi abitanti del mondo perduto di El Dorado, Candide torna a Venezia dove ritrova Cunégonde – da lui creduta morta – ridotta a prostituirsi in un casinò. Candide si rende dunque conto che il mondo non è né buono né cattivo, ma è solo specchio di ciò che noi ne facciamo.
Chiude i concerti una delle più celebri composizioni di Antonín Dvořák, la Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95, detta Dal nuovo mondo: scritta fra l’inverno del 1892 e il maggio dell’anno successivo, fu composta dal musicista boemo dopo il suo trasferimento a New York (da cui l’epiteto Dal nuovo mondo); la cultura locale infatti stimolò e arricchì il musicista che propose una sinfonia di matrice classica europea ma decisamente influenzata dalla musica autoctona americana: inoltre, non volendo che la sua opera fosse identificata come sinfonia americana, il titolo “Dal nuovo mondo” fu apposto dall'autore all'ultimo.
I concerti:
L’operetta comica in due atti Candide di Leonard Bernstein andò in scena per la prima volta al Colonial Theatre di Boston il 29 ottobre del 1956, fu poi ripresa l’anno seguente in forma di concerto fino a comparire successivamente in versioni sempre più diverse dall’originale. Ispirata all’omonimo romanzo di Voltaire, l’operetta è caratterizzata da un ritmo narrativo serrato e da un copioso reticolo di riferimenti a generi musicali eterogenei. Del resto la vicenda assai articolata e fantasiosa vede il protagonista Candide affrontare numerose peripezie in giro per il mondo. L’azione è ambientata inizialmente in Vestfalia, per poi passare a Lisbona e Parigi prima di far tappa nel Nuovo Mondo. Proprio a Parigi Candide ritrova Cunegonde, la fanciulla da lui amata e figlia del barone di Vestfalia, diventata nel frattempo l’amante di un ricco ebreo e di un arcivescovo cattolico che si dividono i suoi favori a giorni alterni. Nell’aria ‘Glitter and be gay’ Cunegonde lamenta la propria condizione che la obbliga a ostentare una felicità solo di facciata. L’aria è costruita come una cavatina con tanto di cabaletta conclusiva in cui al sospiroso cantabile iniziale segue una brillante ed esuberante sezione in ritmo latino che impegna la protagonista in una lunga serie di passaggi di coloratura, spassosa e spumeggiante parodia della tradizione belcantistica italiana. L’ouverture di Candide, diventata uno dei brani più eseguiti del repertorio sinfonico di Bernstein, mescola invece alcuni dei temi più significativi dell’opera per concludersi con un trascinante crescendo.
West Side Story, il musical composto da Leonard Bernstein su libretto di Arthur Laurents e Stephen Sondheim con le coreografie di Jerome Robbins, debutta a Washington il 19 agosto 1957. Da lì approda a Broadway dove ottiene un successo strepitoso sancito da oltre settecento repliche e diventa uno dei titoli più amati e rappresentati ancora oggi. La storia è ambientata nell’Upper West Side di New York a metà anni Cinquanta. Due gangs rivali sono in lotta per la spartizione del territorio: i Jets e gli Sharks, giovani ribelli capaci di sfogare le loro frustrazioni solo con atti di violenza tra coetanei. In questo clima di odio e intolleranza sboccia la storia d’amore tra Tony e Maria. Appartenenti a bande rivali, Tony e Maria rappresentano il lato migliore di uno strato sociale allo sbando; sono gli unici a credere al potere travolgente e catartico dell’amore e i soli in grado di sognare un avvenire di pace. Come novelli Romeo e Giulietta nella giungla urbana newyorkese, i due giovani vivono un amore contrastato e destinato a concludersi in tragedia. Tra le più note e memorabili canzoni intonate nel corso del musical spicca ‘I feel pretty’, in cui Maria canta di sentirsi bella e felice proprio perché amata da un ragazzo meraviglioso, inconsapevole della disgrazia che sta per abbattersi sulla sua vita. La suite delle Danze sinfoniche fu invece realizzata per la New York Philharmonic Orchestra ed eseguita per la prima volta nel 1961 sotto la direzione di Lukas Foss. In essa sono riuniti - senza rispettare un ordine cronologico e senza soluzione di continuità - alcuni dei brani più famosi del musical. Dal Prologo, che proietta l’ascoltatore nelle strade della metropoli, alla sognante Somewhere, dall’agile Scherzo al trascinante Mambo, da Cha-cha e Meeting Scene, dove risuona il celebre tema di ‘Maria’, a Cool Fugue e Rumble. Alle reminiscenze del canto della protagonista femminile spetta infine il compito di chiudere la suite con un messaggio finale di speranza.
Composta durante il soggiorno americano nel 1893, la Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 è l’ultima creatura sinfonica di Dvořák nonché la più famosa, anche per l’attraente sottotitolo ‘Dal nuovo mondo’ con cui è passata alla storia. Solo due anni prima il compositore boemo aveva accettato l’incarico di direttore del Conservatorio di New York, un’occasione imperdibile per consolidare anche oltre Oceano la sua gloriosa carriera, partita inizialmente in sordina ma poi sfociata in una lunga serie di riconoscimenti e trionfi internazionali, tra cui una laurea honoris causa all’Università di Cambridge. Nei tre anni trascorsi negli Stati Uniti Dvořák si appassionata alle tradizioni musicali autoctone, ascolta e studia gli spirituals della comunità afro-americana e i canti degli Indiani traendone poi ispirazione per la Sinfonia n. 9, in cui le numerose suggestioni che richiamano il folclore americano sono inglobate in un linguaggio sinfonico marcatamente europeo. Dvořák infatti guarda a quel ricco patrimonio musicale filtrandolo attraverso la sua sensibilità per creare una sinfonia di stampo classico vestita con abiti americani. La struttura è in quattro movimenti collegati tra loro da ritorni tematici e affinità motiviche che danno solidità all’impianto sinfonico, dove i seducenti temi messi in campo da Dvořák emergono da una scrittura raffinata e ricchissima di colori orchestrali. Un mix perfetto di forma classica e contenuto di ispirazione folclorica che ne ha decretato fin dall’esordio - il 16 dicembre 1893 alla Carnegie Hall con la New York Philharmonic diretta da Anton Seidl - un successo senza battute d’arresto.