Venerdì 7 marzo 2025 alle ore 20 Michele Spotti sul podio della Sala Mehta, alla guida dell’Orchestra del Maggio, dopo il doppio concerto sinfonico dello scorso dicembre.
In programma la Sinfonia n.4 “Tragica” di Franz Schubert e la “Symphonie Fantastique” di Hector Berlioz.
Il concerto sarà trasmesso in differita su Rai Radio 3
Firenze, 1º marzo 2025 – Dopo il suo applaudito debutto nel doppio concerto andato in scena poco più di due mesi fa Michele Spotti torna sul podio della Sala Zubin Mehta, alla guida dell’Orchestra del Maggio, per un nuovo appuntamento sinfonico. In locandina, venerdì 7 marzo alle ore 20, un interessante programma a forti tinte romantiche; in apertura del concerto la Sinfonia n. 4 in do minore D. 417, detta “Tragica” di Franz Schubert. Completata alla fine dell’aprile del 1816, il soprannome di Tragica le fu attribuito, a posteriori, dallo stesso autore. Questa è la sua unica sinfonia giovanile in tonalità minore, dove la scelta stessa del ‘do minore’ ha fatto pensare alla volontà di confrontarsi con tensioni beethoveniane.
Segue, in chiusura, la Symphonie Fantastique op. 14 di Hector Berlioz. Scritta nei primi mesi del 1830 ed eseguita a Parigi il 5 dicembre del medesimo anno – oltre che ampiamente ritoccata negli anni successivi – il compositore la descrisse come “una grande composizione strumentale di un nuovo genere, con cui cercherò d'impressionare fortemente gli ascoltatori”. Si snoda in cinque movimenti collegati fra loro da un'idea fissa (idée fixe), ossia un pensiero musicale che si associa alla donna amata.
A Michele Spotti è affidata anche la direzione e la concertazione della nuova produzione di Norma, in scena nella Sala Grande del Teatro dal 9 al 16 marzo 2025.
Il direttore ha studiato violino e composizione al “Conservatorio Verdi” di Milano, diplomandosi sotto la guida di Daniele Agiman. Si è poi perfezionato presso l’ “Haute École de musique” di Ginevra e ha recentemente debuttato all’Opera di Parigi con Turandot, al Teatro San Carlo di Napoli con il Simon Boccanegra, all’Arena di Verona di nuovo con la Turandot di Puccini (che ha inaugurato la 101ª edizione del Festival), al Teatro dell’Opera di Roma con Die Zauberflöte, alla Deutsche Oper di Berlino con Il viaggio a Reims e alla Wiener Staatsoper con La fille du régiment.
Il concerto:
Franz Schubert
Sinfonia n. 4 in do minore D. 417 “Tragica”
Tra i sedici e i ventuno anni Franz Schubert compone sei Sinfonie; si tratta di lavori sicuramente pregevoli ma pensati non tanto per l’esecuzione pubblica quanto piuttosto come esercizi di apprendistato nel solco di quella tradizione classica che a Vienna aveva trovato terreno fertile per produrre i suoi frutti migliori. Inoltre, gli anni di formazione di Schubert coincidono con quelli del successo di Beethoven, a cui il più giovane collega guarda con enorme rispetto e venerazione. La Sinfonia n. 4 in do minore, composta nel 1816, è quella che mostra l’influenza più evidente del
modello beethoveniano sia per la tonalità di do minore, la medesima del Coriolano e della famosa Quinta Sinfonia, sia per quel sottotitolo, ‘Tragica’, apposto dallo stesso Schubert nel tentativo di avvicinare la sua opera alle corrusche atmosfere dell’illustre maestro. Tuttavia, questa sinfonia dal carattere luminoso e affermativo ha ben poco di tragico e ogni tentativo di amplificazione e ricerca dei contrasti drammatici risulta stemperato dal predominio del lirismo e della vena elegiaca schubertiana.
Hector Berlioz
Symphonie Fantastique op. 14
Composta nel 1830, la Symphonie fantastique, episodi della vita di un artista in cinque parti, op. 14 è l’opera che porta il ventisettenne Berlioz alla ribalta internazionale. L’ispirazione giunge da un fatto autobiografico: l’amore inizialmente non corrisposto per l’attrice irlandese Harriet Smithson che, anni dopo, diventerà la moglie del compositore.
Con l’esaltazione romantica tipica della sua produzione, Berlioz riversa su pentagramma i tormenti del cuore dando vita al primo esempio di musica a programma. La sinfonia è infatti suddivisa in cinque movimenti accompagnati da didascalie che descrivono le fasi dell’infatuazione bruciante dell’artista: sensazioni, ricordi, sogni deliranti e allucinazioni che si traducono in immagini musicali, così come la donna amata viene sublimata in musica grazie a una melodia, la celebre idée fixe, che ricorre ciclicamente dando unitarietà alle varie parti della composizione. Ma se la struttura della Symphonie fantastique è innovativa solo in apparenza - i movimenti dai titoli descrittivi seguono in realtà le regole del sinfonismo classico, e la suddivisione in cinque parti ha un illustre precedente nella Pastorale di Beethoven - la vera novità risiede invece nel valore dato al timbro. Berlioz crea infatti una nuova tavolozza di colori strumentali con singolari combinazioni che vivificano dall’interno il linguaggio orchestrale ottocentesco.