Domenica 13 aprile 2025, alle ore 18, si alza il sipario sull’87ª edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino.
In programma, nella Sala Grande del Teatro, “Salome” di Richard Strauss.
Sul podio, alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, il maestro Alexander Soddy; la regia è di Emma Dante.
Nella parte di Salome il debutto fiorentino del soprano Lidia Fridman.
La recita del 13 aprile sarà trasmessa in diretta su Rai Radio3 e in differita televisiva su Rai 5 (ore 21:15)
Si ringrazia Ferragamo per il sostegno
Firenze, 8 aprile 2025 – Si alza il sipario del Festival del Maggio Musicale Fiorentino che quest’anno giunge alla sua 87ª edizione. In programma, domenica 13 aprile 2025 alle ore 18, nella Sala Grande del Teatro, uno dei grandi capolavori del ’900 che torna al Maggio a distanza di 15 anni dalla sua ultima messinscena, la Salome di Richard Strauss. Altre tre sono le recite previste in cartellone: il 16 e il 23 aprile alle ore 20 e il 27 aprile alle ore 15:30.
Sul podio, alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, il maestro Alexander Soddy, al suo debutto in Teatro. La regia dello spettacolo è firmata da Emma Dante, anche lei al suo debutto al Maggio. Un altro debutto fiorentino è segnato dal soprano Lidia Fridman subentrata nella compagnia di canto al posto della già annunciata Allison Oakes che per una indisposizione è stata costretta a lasciare la produzione. Il cast vocale schiera le voci di Nikolai Schukoff che veste i panni di Herodes; di Anna Maria Chiuri che è Herodias e di Brian Mulligan che interpreta Jochanaan. Eric Fennell è Narraboth; Marvic Monreal è Ein Page der Herodias; i Cinque ebrei sono Arnold Bezuyen, Mathias Frey, Patrick Vogel, Martin Piskorski e Karl Huml. Interpretano i Due nazareni William Hernandez e Yaozhou Hou (quest’ultimo veste inoltre i panni di Uno schiavo); Frederic Jost e ancora Karl Huml sono Due soldati mentre Davide Sodini chiude il cast lirico vestendo i panni di Un uomo della Cappadocia.
Le scene di questo nuovo allestimento sono curate da Carmine Maringola, i costumi sono di Vanessa Sannino, le luci di Luigi Biondi e la coreografia di Silvia Giuffrè. Il manifesto dell’opera è di Gianluigi Toccafondo.
Fra le più celebri composizioni di Richard Strauss, la Salome debuttò nel dicembre 1905 alla Semperoper di Dresda e fu accolta da un successo clamoroso che garantì al suo autore fama e onori. La fonte letteraria era l’omonimo dramma Salomè di Oscar Wilde che il compositore scelse di mettere in musica nella traduzione tedesca di Hedwig Bachmann. Nel corso delle stagioni del Maggio l’opera di Strauss è andata in scena per un totale di sei volte a partire dalla prima rappresentazione fiorentina avvenuta nel 1948 nella versione italiana. La seconda occasione data il 1964 al Teatro Comunale, per la terza volta la cronologia fissa lo storico al 1977 con la direzione di Zubin Mehta; la quarta occasione è del 1991 eseguita in forma di concerto, la quinta volta Salome va in scena nel 1994 con Mehta sul podio e la regia di Luc Bondy, e l’ultima occasione prima di questa inaugurazione è del 2010 con la direzione di Ralf Weikert (subentrato sul podio a Paolo Carignani) e la regia di Robert Carsen.
Alexander Soddy, impegnato inoltre il 26 aprile in Sala Mehta per un concerto sinfonico con un programma interamente dedicato proprio alle composizioni di Strauss, ha sottolineato la sua gioia nel debuttare al Maggio in occasione dell’inaugurazione lirica del Festival: “Sono incredibilmente onorato e felice nel debuttare qui al Maggio Musicale; un posto che amo per la sua storia, in particolar modo gli ultimi trent’anni con il lavoro incredibile di Zubin Mehta come direttore principale: questo lo si può percepire attraverso la qualità e l’esperienza dei musicisti. È il mio debutto qui a Firenze e poterlo fare dirigendo un’opera che sento particolarmente vicina a me rende tutto questo ancora più speciale: ci sono legato infatti da quasi vent’anni, cominciando a interpretarla come pianista accompagnatore all’inizio della mia carriera. L’ho successivamente diretta moltissime volte; è davvero una composizione a cui sono molto legato e con cui, inoltre, ho debuttato al Covent Garden. Conosco le sfide che essa contiene e dico sfide perché è uno dei primi lavori di Strauss, il quale scrive in un modo davvero impegnativo. Compone in modo giovanile, eccitato da tutte le opportunità che ha. Questo ovviamente può essere rischioso perché ci sono i cantanti in scena che devono riuscire a sovrastare il suono di un’orchestra enorme. Un’altra sfida presente in quest’opera è relativa al fatto che, in qualità di direttore, debbo al contempo essere musicalmente flessibile, passionale e possente ma al contempo capace di mantenere un insieme orchestrale il più possibile compatto e leggero per fare in modo che i cantanti possano sovrastarlo: il mio obiettivo in parte è anche quello di domare la bestia, ossia quest’enorme ensemble prevista dal lavoro di Strauss. Il cast è favoloso, l’intesa con Lidia Fridman è stata immediata, con una grande esperienza e conoscenza di questo tipo di musica; e in più, come detto, ho la grande opportunità di lavorare con quest’Orchestra: non suonano questo genere di musica molto spesso ma hanno una conoscenza del suono straordinaria, l’ho sentito immediatamente e questo è realmente stimolante. Posso percepire il lavoro svolto negli anni insieme a Zubin Mehta e quanto egli è riuscito a trasmettere, dalla forza del suono alla disciplina. Sono entusiasta di accompagnarli in questo percorso e poterlo fare con un’opera che non viene eseguita molto spesso”.
Parlando di questa produzione Emma Dante ne ha evidenziato i tratti onirici e di come la sua interpretazione dell’opera l’abbia portata ad immaginare la vicenda come un vero e proprio viaggio attraverso un sogno – anzi, un incubo – capace di portare il pubblico su un’altra dimensione: “Quando sono arrivata al Maggio mi è quasi sembrato di metter piede sopra una vera e propria ‘nave spaziale’ e già questo è stato molto significativo, sia nel lavoro svolto con gli artisti sia per lo spettacolo visivo che è nato in queste settimane. Salome è senz’altro un’opera particolare, con tratti e aspetti che quasi potremmo definire “assurdi”, un’opera complessa che io ho interpretato come l’attraversamento di un vero e proprio incubo: è come se tutti, nel breve tempo della durata dell’opera, entrassimo nella testa e nella visione del profeta Jochanaan e di Salome stessa. L’idea portante di questa produzione è dunque il viaggio attraverso il sogno e l’incubo dentro la mente di quest’uomo, Jochanaan appunto. La musica stessa è altrettanto particolare, oltre che splendida, e sembra anch’essa scritta per portare il pubblico in un’altra dimensione, una dimensione dove si riescono a delineare i caratteri sentimentali ma al contempo crudeli di questo capolavoro straussiano”.
“Con grande emozione e senso di responsabilità, “salto” in questa produzione di Salome al Maggio Musicale Fiorentino per l’apertura dell’87° Festival” - dice così Lidia Fridman che sostiene la parte di Salome - Un onore immenso far parte di un’occasione così speciale. Con Salome è sempre una sfida, adrenalinica e totalizzante. Debuttare al Maggio con questo titolo, e in un’occasione così speciale come l’apertura del Festival, è per me motivo di grande gioia, anche se del tutto inaspettato. Nonostante il tempo a disposizione sia limitato, con l’umiltà di chi entra all’improvviso e la determinazione di chi ama profondamente questo ruolo, farò del mio meglio per rendere onore a questo capolavoro, che ho studiato a lungo e custodito dentro di me. Desidero ringraziare la Direzione del Teatro, il maestro Soddy, la regista Emma Dante e tutti i colleghi per il sostegno e la fiducia”.